BENESSERE
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Le interviste di LimpidaMente
Risposta: «Secondo me rappresenta un insieme di equilibri: la comprensione, l'accettazione e l'apprezzamento di ogni suo aspetto. Ciò significa non dare nulla e nessuno per scontato e gioire di ogni attimo che ci è dato di vivere. La vita è un dono ed è bella se scegliamo consciamente di renderla tale. E' un dovere che abbiamo verso noi stessi e possiamo farlo realmente dandoci la possibilità di trasformare i nostri sogni in realtà». In che modo è possibile raggiungere questo "stato di grazia"? «Credo che questo risultato possa essere raggiunto da tutti indistintamente, una volta acquisita la consapevolezza di chi siamo e di ciò che desideriamo veramente, associata ad una forte volontà e al desiderio di compiere cambiamenti». Si può essere veramente felici? «A mio parere sì e ,come ho detto precedentemente, la consapevolezza può aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Con un lavoro di introspezione si può riuscire a capire cosa amiamo davvero, metterlo in pratica ma soprattutto capire ed accettare che la nostra felicità non dipende dagli altri o dai fattori esterni che sono comunque importanti, ma dipende principalmente da noi». Nel suo libro lei parla di pensiero positivo. Cosa intende dire esattamente? «Quando nasciamo siamo come dei computer in cui vengono inseriti programmi e dati dalla nostra famiglia, dalla società e da numerosi fattori esterni. Una volta raggiunta l'età adulta, ci rendiamo conto che alcuni dei programmi e dei dati inseriti non sono più utili o vanno revisionati e adattati alle nostre esigenze. Il processo di revisione consiste nel "rimpiazzare" i vecchi programmi e i dati - pensieri negativi o convinzioni limitanti - con nuovi - pensieri positivi e convinzioni costruttive -». Cosa è necessario fare innanzitutto per potersi rimettere in pista? «Penso che sia una cosa molto soggettiva, anche se credo che la salute sia un fattore molto importante che, secondo la mia esperienza, tendiamo tutti a sottovalutare. Quando siamo in perfetta salute possiamo fare tutto ciò che vogliamo ed amiamo». È stato il malessere fisico che ha spinto lei personalmente al cambiamento? «Sì, ho passato un periodo molto particolare nella mia vita in cui ero esclusivamente concentrata sul lavoro, trascuravo tutto il resto ed ero molto scontenta. La mia salute ne ha risentito ed è stato ciò che mi ha spinto a "fermarmi a riflettere" per capire cos'era che non andava e a trovare una soluzione. E' mia ferma convinzione che il nostro corpo sia un "tutt'uno" con la nostra mente e il nostro spirito e che, di conseguenza, l'uno influenza l'altro. E' molto importante ascoltare i messaggi che il nostro corpo ci manda e curare la causa e non solo il sintomo». In che senso? «A mio parere, la manifestazione di una qualunque patologia a livello fisico ha radici molto profonde. Il sintomo appare inizialmente a livello mentale e spirituale e se non ce ne rendiamo conto, il nostro corpo fa in modo di comunicarcelo tramite la malattia. Credo fermamente nell'approccio olistico e, oltre a fare regolari controlli medici, consiglio l'utilizzo della meditazione, della visualizzazione e delle affermazioni che aiutano ad accelerare il processo di guarigione, ritrovare benessere, serenità ed equilibrio dal punto di vista fisico, mentale e spirituale». Fino a che punto, secondo lei, ci si può aiutare da soli e quanto può essere importante il sostegno di uno specialista, ad esempio uno psicologo? «L'aiuto di uno psicologo può essere determinante laddove la persona non riesca ad individuare la causa dei propri problemi per prendere provvedimenti. Mi auguro che un giorno non troppo lontano, la percezione della figura dello psicologo migliori nel nostro paese. Lo psicologo è un medico come un altro e ammettere con se stessi di avere bisogno di aiuto è un grosso passo avanti alla soluzione del problema. E' fondamentale trovare in se stessi il coraggio e la forza di superare le proprie paure ed utilizzare questa possibilità che ci viene offerta anche dalla mutua presso i servizi sanitari locali. Il peggio che può capitare è di incappare nello psicologo non adatto a noi, ma possiamo sempre fare richiesta per consultarne un altro come faremmo con qualsiasi altro medico. L'importante è non scoraggiarsi, andare avanti e tenere sempre presente che c'è una "via d'uscita" e una soluzione». È possibile diventare "psicologi" di se stessi? «Dipende molto dalla persona e dalle circostanze. Alcune persone diventano buoni psicologi di se stessi dopo un periodo di terapia con uno psicologo qualificato che aiuta il paziente a "rientrare in carreggiata" con la spiegazione e l'ausilio di varie tecniche che possono essere utilizzate a lunga scadenza o ogni qualvolta se ne senta il bisogno. In altri casi, la persona può raggiungere dei buoni risultati anche autonomamente facendo lavoro d'introspezione che richiede una buona dose di coraggio e di obiettività, sviluppando così la propria consapevolezza e la forza di volontà per effettuare i cambiamenti necessari per raggiungere il risultato desiderato». Si può ritornare ad apprezzare di più la vita di tutti i giorni e magari contribuire a realizzare un mondo migliore? «Sì, rendendoci conto che è importante fare la nostra parte, agire concretamente in prima persona, magari occupando parte del nostro tempo libero facendo del volontariato presso associazioni, informandoci quanto più è possibile sul riciclaggio per evitare lo spreco, salvaguardare il nostro pianeta e prenderci maggiore cura dei nostri bambini che sono gli adulti di domani. Salvaguardare il nostro pianeta significa aver cura dell'eredità dei nostri figli per dare anche a loro la possibilità di goderne pienamente come abbiamo fatto noi». |
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