RELAZIONI
- Le interviste di LimpidaMente
Alcune domande a FRANCO STRACCI
(10 gennaio 2025)
Franco
Stracci è nato ad Ascoli Piceno nel 1955, città nella quale vive e dove
ha scoperto la sua grande passione per la fotografia. Ha studiato giurisprudenza
presso l'Univeristà di Siena. Autore di poesie e romanzi, ha pubblicato
vari libri, tra i quali presentiamo in questo sito i seguenti: "La
leggenda degli otto cerchi d'oro" (2021), "L'ombra
che risplende" (2022) e "Sensi
di colpa" (2024).

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FRANCO STRACCI
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Domanda:
Il romanzo "Sensi di colpa" stimola nei lettori molti spunti di riflessione,
in quanto dalle azioni e dai dialoghi dei personaggi emergono vari risvolti
psicologici. Quali fra questi ha voluto mettere maggiormente in evidenza?
Risposta: «È chiaro che la figura
di una ragazza dal disturbo borderline di personalità, occupa uno spazio
dominante per l’instabilità e il disordine emotivo che la contraddistinguono.
I risvolti psicologici delle persone che sono a stretto contatto con
una personalità del genere sono molteplici, avendo a che fare con la
sua disforia, un disturbo dell’umore legato a stati di euforia, depressione
e irritazione continui. Il protagonista, Tommaso Mantovani, docente
universitario di antropologia criminale, appare disorientato davanti
a fenomeni così sconcertanti e pur essendo competente nel campo delle
manifestazioni psicotiche non riesce a decifrarle, avendole giudicate
fin dall’inizio semplicemente bizzarre ed eccentriche. Tutto ciò potrebbe
sembrare paradossale se si omettesse la natura della loro relazione,
costruita su un completo anonimato che di fatto, non permette al professore
di analizzare a fondo le cause del disturbo; esse sono infatti quasi
sempre annodate al periodo dell’infanzia e dell’adolescenza. È il docente
stesso infine a sentirsi trascinato fuori dalla sua comfort zone col
rischio di cadere anch’egli nello stesso disordine emotivo».
Il protagonista di "Sensi di colpa" è un antropologo criminale. Perché
ha scelto questa figura professionale?
«Ho sempre avuto grande interesse per le scienze che mettono l’uomo
e la sua interiorità al centro degli studi. La psicologia, l’antropologia
psicologica e culturale mi hanno da sempre appassionato. Il ramo criminale
mi è stato possibile approfondirlo attraverso gli esami di criminologia
e antropologia criminale sostenuti all’università; il male è ciò che
temiamo ed è proprio per questo motivo che ci affascina studiarne le
cause. Approfondendo l’argomento ho scoperto che nei casi limite, quando
il fascino del male diventa ossessione, può esserci una deriva molto
pericolosa; si chiama ibristofilia, ed è la propensione ad essere attratti
mentalmente e quindi sessualmente da persone che commettono crimini.
È proprio contro questo forte richiamo che il docente dovrà lottare
per non cadere nella rete di patologici disturbi parafilici».
In questa sua opera, come anche in altre precedenti, molti personaggi
sono donne che, nel bene e nel male, hanno ruoli di primo piano. Qual
è la sua personale visione del mondo femminile dei nostri tempi?
«Prive da sempre di diritti e libertà le donne stanno uscendo fuori
con enormi difficoltà da secolari sottomissioni. L’uomo non è pronto
ad accettare il loro ruolo competitivo nella società, e la libertà delle
scelte nel ristretto nucleo familiare. Da qui alla disparità di ruoli
ancora vigente attraverso leggi legiferate che vengono di fatto manipolate
e distorte nella loro applicazione, il passo è breve nel sociale, così
come nella sfera privata fare libere scelte sta provocando l’assurdo
fenomeno del femminicidio.Se nei miei libri le donne sono protagoniste
ciò non fa altro che evidenziare l’amore che nutro per l’universo femminile
e il trasporto che ho per tutto ciò che riguarda il rapporto donna-uomo.
Vissuto spesso tra dubbi, gelosie, conflitti interiori e passioni, danza
leggero sul proscenio della nostra vita; ne è il sale».
Parliamo ora di un altro suo libro, "L'ombra che risplende". La trama
è molto coinvolgente e parla dei rapporti passionali e sentimentali
di un uomo dal passato problematico che cerca equilibrio e libertà.
Da cosa è stato ispirato per scrivere questo romanzo? Vi sono elementi
autobiografici?
«Questo libro racchiude sicuramente elementi autobiografici anche se
il protagonista, Matteo, sostituisce ad alcune scelte fatte nella vita
reale le inevitabili rinunce e viceversa. Anche qui è una figura femminile
a prendere per mano Matteo per liberarlo dalle sbarre di una prigione
eretta da una madre ossessiva e prevaricatrice. Ma è solo un volo fantastico
che però lo condurrà finalmente oltre la sfera del sogno, nella realtà.
Suoi alleati sono oltre alla dolce Nicole, la problematica ma affascinante
Denise, mentre il professor Paolo e Luce, custode delle arti magiche
della Sibilla, illumineranno il suo percorso».
Molto interessante è anche il suo libro "La leggenda degli otto cerchi
d'oro" che, pur essendo opera di fantasia, ha anche richiami storici
riguardanti i Templari: Cosa l'ha spinta a inserire questa tematica
nella sua opera?
«I cavalieri Templari erano essi stessi un Ordine al centro di molteplici
leggende. Le magie così come le loro frasi palindrome hanno da sempre
creato un alone di mistero attorno ad essi, tanto da rendere estremamente
difficile separare la fantasia dalla realtà. Le loro grandi ricchezze
erano immense come immenso era il desiderio del re di Francia Filippo
il bello, di riequilibrare le sorti del debito pubblico della Francia,
attraverso di esse. Sulla storia non si transige. Se esistono oggi numerosissime
organizzazioni neo-templari a carattere laico è perché appare strumentale
il “fondamentalismo” cristiano attribuito all’Ordine per lo spargimento
di sangue in nome di Dio. Nella realtà c’è una distinzione da fare tra
il termine crociato che indica un guerriero che ha preso parte alle
crociate e l’Ordine dei Templari nato in Terrasanta, e preposto a difendere
i siti sacri cristiani e i pellegrini».
Colpisce la sua abilità narrativa nell'intrecciare fatti reali e
storici con elementi fantastici. Ha comunque una preferenza tra il genere
narrativo classico e il genere fantasy? Cosa le piace di ognuno di essi?
«Se noi esaminiamo la nostra esistenza dall’esterno ci rendiamo conto
che tanti puzzles hanno contribuito a crearne il mosaico. Il caso, le
coincidenze sono gli elementi di cui solo ora possiamo rilevare il prodigio.
Questo sliding doors è la regia occulta che dirige la nostra vita attraverso
la magia. Dietro le quinte interpreto a modo mio le scelte del regista,
elevandole spesso al trascendente. Mi piace la narrazione classica quando
i capovolgimenti di fronte, il caso e le coincidenze arricchiscono in
rerum natura il contenuto fatato del racconto. Non so se definire fantasy
le mie opere nell’accezione tradizionale del termine. Ciò che amo è
l’irruzione nel mondo reale di qualcosa che non vi appartiene, una sorta
di Deus ex machina capace di ristabilire equilibrio e giustizia».
Con i suoi romanzi si è proposto di trasmettere dei messaggi ai lettori?
E cosa ha voluto evidenziare di sé come persona e come scrittore?
«Devo confessare che scrivere per me è uno strumento per esplorarmi.
Ancor prima di comunicare con gli altri è un mezzo per dialogare con
la mia interiorità portandomi a una sempre maggiore consapevolezza di
me stesso. La realtà piccola o grande, essenziale o dorata che sia,
è un ottimo punto di partenza ma non deve essere una prigione. Considerando
quanto sia sconfinata la libertà, solo l’immaginazione può creare mondi
interi con i quali fuggire dal disagio e dal malessere di sentirsi soffocati
nella nostra realtà. Non mi sento di mandare messaggi ai miei lettori.
L’unico vero consiglio che vorrei dare attraverso la lettura dei miei
romanzi, è quello di non smettere mai di sognare. Non sono i sogni non
realizzati ma quelli non fatti a rendere scontata e insignificante la
nostra vita».
Lei è autore di varie opere: come si evolverà la sua passione per
la scrittura? Ha in progetto altri libri? Di cosa parleranno?
«Come si evolverà la mia passione per la scrittura lo scopriremo solo
vivendo, come cantava Battisti. Ho in progetto altri libri. Qualche
giorno dopo aver pubblicato “Sensi di colpa”, la combinazione tra l’aver
osservato una riproduzione de “L’urlo” di Munch e l’aver ricevuto una
cartolina dal lago di Misurina, mi ha suggerito l’immagine del piccolo
borgo di Misurina scosso in piena notte da un urlo agghiacciante estesosi
a Auronzo di Cadore e oltre la vallata, fino a raggiungere Cortina d’Ampezzo.
Un urlo terrificante che il parroco Don Davide non ha esitato a definire
un monito del Signore affinché la decadenza dei costumi diffusasi sui
social, e soprattutto le guerre, abbiano fine. Il protagonista Alessio,
intento a riprendere con una videocamera il lago e sullo sfondo le tre
cime di Lavaredo, ha immortalato dentro a un chiarore di luna quasi
surreale, il magnifico scenario rotto dall’agghiacciante urlo...».
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