RELAZIONI
- Le interviste di LimpidaMente
Alcune domande a MAURIZIO PRETI
(1 marzo 2025)
Maurizio
Preti è nato nel 1949 e ha scoperto fin da bambino la sua grande passione
per la scrittura. Laureato in scienze politico-amministrative presso
l’Università di Bologna, è stato dirigente in un importante gruppo bancario
e direttore tecnico di una SpA operante nel settore telematico della
banca a distanza per le imprese. Successivamente è stato amministratore
delegato di varie start-up e ha scritto guide e manuali sulla fatturazione
elettronica, sulla posta elettronica certificata e altri argomenti di
natura tecnica. Si è inoltre affermato come autore di opere di narrativa
pubblicando vari romanzi, tra i quali citiamo i più recenti: "Le verità
nascoste", "Ingiustizia è fatta", "Che c'entra l'amore?", "Le belve",
"Il confine della libertà", "La formula magica", "L'equazione irrisolta",
"Prima
pagina".

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MAURIZIO PRETI
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Domanda:
Al
momento di questa intervista "Prima Pagina" è il più recente dei romanzi
da lei pubblicati. Quali sono, in sintesi, gli elementi principali della
sua trama?
Risposta: «Prima Pagina" è un giallo,
ambientato in un mondo di ombre, segreti e ambizioni pericolose. Tutto
inizia con il brutale omicidio di una giovane prostituta albanese, il
cui corpo sfigurato viene ritrovato in un vicolo. Un delitto che sembra
legato a questioni di strada, ma che presto si rivela molto più complesso:
il dettaglio più intrigante è la scomparsa della collana d'oro indossata
dalla vittima, unico legame con un passato misterioso. A condurre le
indagini è il commissario Baldi, esperto e pragmatico, affiancato da
Alessio Messia, un giovane giornalista assetato di successo, disposto
a tutto pur di conquistare uno spazio in prima pagina. Mentre scavano
tra i retroscena del caso, si ritrovano immersi in un gioco pericoloso,
dove la verità viene manipolata e le apparenze ingannano. Un criminale
spietato muove i fili nell'ombra, mentre sulla scena emergono personaggi
ambigui: un avvocato dalla doppia faccia, due sicari senza scrupoli
e due insoliti alleati di Baldi, un ladro geniale e un romeno dal fisico
imponente. Nel frattempo, il direttore del giornale di Alessio non esita
a sacrificare la verità per aumentare le vendite, mettendo il giovane
cronista di fronte a scelte difficili. Quando tutto sembra puntare verso
il marito della vittima, un dettaglio apparentemente insignificante
ribalta l'intero quadro, portando Baldi e Alessio a inseguire un assassino
sfuggente in una corsa contro il tempo. In questo gioco di inganni,
ogni rivelazione ha un prezzo e la verità è la preda più ambita. Un
giallo incalzante, ricco di colpi di scena e tensione psicologica, che
accompagna il lettore fino all'ultima pagina. Invito tutti a scoprirlo
e a immergersi in questa avventura visitando il mio sito www.mauriziopreti.it,
dove troveranno informazioni su questo e su altri miei romanzi».
Rispetto ai suoi romanzi precedenti, questo giallo cosa offre in
più ai suoi lettori?
«"Prima Pagina" mantiene gli elementi di suspense e investigazione che
caratterizzano i miei romanzi, ma introduce nuove prospettive. Centrale
è il tema della percezione: ciò che vediamo, ciò che scegliamo di ignorare
e ciò che ci viene deliberatamente nascosto. Ogni personaggio è portatore
di una maschera, man mano che la storia procede, una dopo l'altra quelle
maschere cadono, rivelando aspetti dell’animo umano che non si vorrebbero
mai scoprire. Non si tratta solo di una lotta tra il bene e il male,
ma di una riflessione su come ognuno di noi, in fondo, abbia qualcosa
da nascondere. Non è solo un racconto di crimine e indagine, ma una
storia che parla dell’invisibilità della verità, della giustizia e dei
sentimenti. Invita a riflettere su quanto spesso la realtà più importante
sia quella che non si riesce a vedere a occhio nudo, ma che lascia tracce
indelebili nella vita delle persone».
In "Prima Pagina" un commissario si avvale della collaborazione di
un giovane giornalista per indagare su un delitto e sui misteri ad esso
collegato. Come descriverebbe questi due personaggi per affermare la
loro importanza?
«Il commissario è un uomo di esperienza, segnato da anni di servizio,
consapevole di come spesso la giustizia sia più una questione di compromessi
che di verità assolute. È un personaggio solido, pragmatico, che ha
imparato a muoversi nei meandri del sistema senza perdere del tutto
la propria integrità. Dall'altro lato, il giovane giornalista è l'opposto:
idealista, impulsivo, convinto che ogni verità vada raccontata a qualsiasi
costo. La loro collaborazione è un continuo confronto tra prudenza ed
entusiasmo, tra il realismo di chi sa come funziona il mondo e l'ingenuità
di chi vuole cambiarlo. Ma c'è un aspetto fondamentale che li accomuna:
entrambi nascondono un segreto. Un passato che li tormenta, un'ombra
che li accompagna e che condiziona le loro scelte. E sarà proprio seguendo
le tracce di questi segreti che, alla fine, si arriverà alla verità
e alla scoperta del colpevole. Questo elemento aggiunge un ulteriore
livello di tensione e profondità alla storia, rendendo la ricerca della
verità non solo un'indagine poliziesca, ma anche un viaggio dentro i
conflitti personali dei protagonisti».
La descrizione e la caratterizzazione dei vari personaggi sembra
esplorare, tramite i loro comportamenti, anche dei risvolti psicologici.
È stata una sua scelta o questa analisi è avvenuta spontaneamente durante
la narrazione?
«Direi entrambe le cose. Nei miei romanzi non mi limito a costruire
la trama, ma cerco sempre di dare profondità ai personaggi, perché sono
loro a rendere la storia credibile e coinvolgente. Mi interessa esplorare
le motivazioni, le paure, i dilemmi morali. Non voglio creare semplici
eroi o antagonisti, ma esseri umani complessi, tra fragilità e contraddizioni.
Gli aspetti psicologici emergono spontaneamente durante la scrittura,
come se i personaggi stessi prendessero vita e decidessero quale direzione
prendere. I personaggi del romanzo si muovono in uno scenario urbano
moderno, denso di mistero e tensione. Ognuno porta dentro sé ferite
invisibili, colpe nascoste, desideri inconfessabili. E proprio questi
elementi, più delle azioni apparenti, guidano le loro scelte e le loro
sorti. Il lettore è invitato a riflettere su cosa significhi veramente
vedere e comprendere, e su quanto ciò che resta nascosto – l'invisibile
– possa avere un impatto devastante sulla nostra vita. Nulla è come
sembra, spesso sono proprio i dettagli, che sfuggono ai più, a nascondere
le risposte più profonde».
L'ispirazione per i suoi romanzi nasce esclusivamente dalla fantasia
o prende lo spunto da fatti e persone reali?
«L'ispirazione viene da entrambi. La fantasia è fondamentale per costruire
una storia avvincente, ma spesso prendo spunto dalla realtà: fatti di
cronaca, esperienze personali, conversazioni ascoltate per caso, dettagli
apparentemente insignificanti che poi diventano il cuore di una scena
o di un personaggio. Il giornalismo e la politica, per esempio, offrono
una miniera inesauribile di spunti, perché la realtà, a volte, supera
di gran lunga la fantasia. Spesso un fatto insignificante nasconde uno
stimolo, un episodio di cronaca dato per assodato cela una seconda verità.
E allora mi pongo sempre una domanda: “Perché no?” Da lì può nascere
una storia completamente nuova, un'ipotesi alternativa che si sviluppa
in direzioni imprevedibili. È proprio questo gioco tra realtà e immaginazione
che rende la scrittura così affascinante».
Il suo stile letterario è piacevolmente scorrevole e invita a proseguire
nella lettura; come nasce questo stile? È spontaneo o ha seguito dei
corsi di scrittura?
«Il mio stile è frutto di lettura e di scrittura continue. Non ho seguito
corsi specifici, ma ho sempre osservato con attenzione il modo in cui
gli autori che ammiro costruiscono le loro storie, il ritmo, la scelta
delle parole. Ho lavorato molto per rendere la mia scrittura scorrevole,
diretta, senza fronzoli inutili, ma capace di trasmettere emozioni e
tensione. Il mio obiettivo è sempre quello di tenere il lettore incollato
alla pagina. L'errore, però, è sempre dietro l'angolo. La voglia di
raccontare, per esempio, spesso prende il sopravvento, facendomi commettere
l'errore di anticipare quello che succederà, invece di lasciare al lettore
il piacere di scoprire la verità attraverso le azioni e i ragionamenti
dei personaggi. È una sfida costante: trovare il giusto equilibrio tra
il desiderio di coinvolgere e la necessità di dosare le informazioni
per mantenere la suspense fino alla fine».
Oltre che nella narrativa si è cimentato anche in altri generi letterari?
«Sorridendo, devo confessare che, come amministratore delegato di diverse
start-up nei servizi alle imprese, ho scritto articoli, testi di approfondimento
e manuali su argomenti di natura tecnica: fattura elettronica, Posta
Elettronica Certificata e così via. Anche quegli scritti avevano un'anima,
anche se certo non paragonabile a quella della narrativa. Poi c'è stato
un incidente che mi ha costretto all'immobilità per diversi mesi. La
mia carriera, ha subito una svolta inaspettata che mi ha costretto a
sospendere ogni attività. È stato un momento difficile, ma ho trovato
la forza per ricostruire il mio futuro: sono diventato, mio malgrado,
uno scrittore. È così che è nata la mia avventura nella narrativa, trasformando
un momento difficile in una nuova opportunità. Oggi intreccio nei miei
romanzi la mia esperienza di vita, affrontando con coraggio temi complessi
e universali. Si può scoprire di più sul mio lavoro visitando il mio
sito www.mauriziopreti.it».
Qual è il suo rapporto con la lettura? Quali generi e quali autori
preferisce?
«Innanzitutto una premessa: per lo scrivere è fondamentale, indispensabile,
irrinunciabile il leggere. È il modo in cui mi confronto con idee, stili
e prospettive diverse. Amo il giallo, il noir, la letteratura classica
e la saggistica, perché mi permette di approfondire temi che poi inserisco
nei miei romanzi. Ma leggo di tutto, perché ogni libro ha qualcosa da
insegnare. Ad esempio in questo momento sto leggendo per la seconda
volta "Dio. La scienza, le prove. L'alba di una rivoluzione" di Michel-Yves
Bolloré, Olivier Bonnassies e altri. Il libro affronta le scoperte scientifiche
degli ultimi 150 anni, che hanno portato a una vera rivoluzione concettuale
sull'esistenza dell'Universo. Tra gli autori che apprezzo ci sono Georges
Simenon per la sua capacità di scavare nella psicologia umana, Andrea
Camilleri per il suo straordinario equilibrio tra ironia e mistero,
e Michael Connelly per il rigore investigativo delle sue storie».
Cosa significa per lei scrivere? Cosa si aspetta dalla sua attività
letteraria?
«Scrivere è un piacere oltre che un bisogno, un modo per dare ordine
ai pensieri e raccontare il mondo attraverso le storie. Non scrivo solo
per intrattenere, ma anche per stimolare domande, per portare i lettori
dentro situazioni e personaggi che lascino il segno. Dalla mia attività
letteraria mi aspetto soprattutto di continuare a crescere, di sperimentare,
di raggiungere un pubblico sempre più ampio. Ogni libro è un viaggio,
e spero che i lettori continuino a viaggiare con me».
I suoi romanzi hanno una forte componente investigativa, ma anche
una profonda analisi della società. C'è un messaggio che vuole trasmettere
ai lettori?
«Non scrivo solo per raccontare una storia avvincente, ma anche per
offrire una riflessione sulla realtà che ci circonda. Nei miei romanzi,
la ricerca della verità non è mai solo un fatto investigativo, ma anche
un percorso personale, fatto di dubbi, scelte morali e compromessi.
Il commissario, il giornalista o chiunque si metta alla ricerca della
verità, deve fare i conti con i propri limiti, con le ombre della società
e con il potere, che spesso si muove dietro le quinte. Un tema che mi
interessa molto è la distanza tra ciò che appare e ciò che è. Viviamo
in un mondo in cui le informazioni viaggiano veloci, ma la verità spesso
resta nascosta sotto strati di menzogne, omissioni e manipolazioni.
Nei miei romanzi cerco di mostrare questa dinamica, raccontando storie
in cui nulla è come sembra e in cui la verità è un premio che si conquista
a caro prezzo. Non pretendo di dare risposte assolute, ma spero che
i miei libri spingano i lettori a farsi domande, a guardare la realtà
con occhio critico, a non accontentarsi della prima versione dei fatti
che viene loro raccontata. Perché in fondo, anche nella vita reale,
scoprire la verità è spesso un'indagine».
Ha mai pensato di scrivere un romanzo completamente diverso, magari
di un altro genere?
«Assolutamente sì. Anche se il giallo e il noir sono i generi in cui
mi esprimo con più naturalezza, la scrittura è un viaggio e mi piace
esplorare nuove strade. Proprio in questo momento sto completando un
romanzo che si discosta dalle mie opere precedenti: un intreccio di
scienza, politica e intrighi internazionali ambientato tra gli anni
'20 e '30, in un'epoca in cui la ricerca scientifica e gli equilibri
geopolitici si intrecciavano in modi spesso imprevedibili. Al centro
della storia c'è un brillante fisico russo che si ritrova coinvolto
in una pericolosa missione segreta, tra spie, scienziati leggendari
e il crescente interesse delle potenze mondiali per una tecnologia rivoluzionaria
basata sulle onde elettromagnetiche. La vicenda si muove tra la celebre
Conferenza Solvay del 1927, dove Einstein e Bohr dibattevano sulle basi
della fisica quantistica, e gli esperimenti clandestini condotti nel
deserto spagnolo, dove si sviluppa un'arma dalle potenzialità devastanti.
Questa nuova storia mi ha dato l'opportunità di approfondire tematiche
diverse: il rapporto tra scienza e morale, il peso delle scelte individuali
in contesti più grandi di noi e il gioco di potere tra nazioni che,
dietro il progresso tecnologico, celano obiettivi ben più oscuri. Scrivere
questo romanzo è una sfida affascinante, un modo per coniugare la mia
passione per la storia con il gusto dell'indagine, tipico dei miei gialli.
Ogni libro è un'opportunità per scoprire nuove prospettive, e credo
che anche i miei lettori abituali troveranno in questa storia il ritmo
e la tensione che caratterizzano le mie opere».
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