RELAZIONI
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Le interviste di LimpidaMente Rosalba
Di Vona, poetessa e narratrice, si è distinta in premi letterari nazionali
e internazionali. Si interessa di arte e scrive articoli, interviste
e prefazioni. È presente in antologie e riviste. Nel 2020 ha pubblicato
il romanzo "L'invisibile
filo dell'amore"
del quale ci parla in questa intervista.
Risposta: «Nasce dalla mia innata curiosità, dalla mia voglia di scrivere, di conoscere ed analizzare l’animo umano, dalla pace che provo quando sto con me stessa e le parole, perché ho un innato bisogno di parole, non tanto parlate, ma quelle lette, scritte da me o da altri. Quindi è nato per caso, da sei parole, una frase scritta dietro una cartolina con l’immagine di un porticciolo, che diceva: "ogni barca ha il suo porto". Mi son detta: perché non provare a scrivere una storia? Ho così iniziato, senza avere una trama, senza un personaggio, praticamente senza una struttura, avevo un titolo e volevo svolgere il tema. Quando ho scritto la parola fine e ho iniziato a rileggere la bozza mi è parso più adatto l’attuale titolo. Non avendo un metodo, perché non ho frequentato corsi di scrittura creativa, mi sono semplicemente lasciata trasportare dalla fantasia e dagli eventi che essa mi suggeriva». La protagonista del romanzo è una donna che cerca di reagire ai condizionamenti della famiglia e delle convenzioni sociali. Quali aspetti umani e psicologici di questo personaggio ha voluto sottolineare nel libro? «Carla è una giovane dall’indole vivace e brillante, ma il contesto sociale e la famiglia rendono soffocante la sua crescita e di conseguenza ne condizionano le scelte. Ciò preclude la sua gioia di vivere cambiando il suo piccolo mondo, fino a farla entrare passivamente in quel ruolo scomodo che gli altri hanno pianificato per lei. Gli altri personaggi del romanzo con le loro storie, non meno importanti, non sono lì per caso, vogliono offrire spunti di riflessione al lettore, perché anch’esse legate a quel filo invisibile che è l’amore». Carla vive anche delle insoddisfazioni sentimentali pur essendo sposata e avendo due figlie. Cosa le manca in realtà? «Il vero amore, quello che ti confonde, che ti fa vibrare il corpo, che ti fa fare pazzie, che non ha il senso della misura, un amore senza confini, senza spazio e tempo e che ti fa sentire avvolto e coinvolto, semplicemente l’amore che va oltre. Carla, però, combatte spesso con se stessa, è allo stesso tempo un esempio di passività e di obbedienza, sorretta dalla fede che dà valore anche alle decisioni sbagliate». Pensa che la stessa realtà di Carla venga ancora vissuta da molte donne dei nostri tempi? «Oh sì, anche se in maniera del tutto diversa, cioè non dettate dalle imposizioni, ma al contrario dal permissivismo. La società continua ad avere un grande ruolo in questo. Crediamo di scegliere, ma ci lasciamo condizionare da un’invisibile tracciato dettato da essa, siamo inconsapevolmente attratti da una corrente che ci porta a fare scelte che crediamo nostre. La donna crede di aver migliorato la qualità della sua vita, ma si trova fortemente condizionata dal triplice ruolo di figlia, compagna, madre e spesso, si trova accanto un uomo insicuro, perché travolto dalle capacità della sua compagna-moglie. Questo condiziona molto la famiglia con conseguenze drastiche per la crescita e l’educazione dei figli. La donna di oggi ha una valenza importante nella società, ma purtroppo questa non è parallela ai meriti, per cui si trova a fare i conti con una realtà molto difficile». Secondo lei le famiglie di oggi, rispetto a quella di Carla, sono cambiate in meglio o in peggio? «Sarò impopolare con quello che dico ora, ma è il mio pensiero di donna che ha comunque conquistato dei ruoli in società e tutto con le proprie forze seguendo passioni e ideali. Le famiglie oggi si stanno sgretolando, perché noi donne ci siamo date una zappa sui piedi, le conseguenze stanno minando la nostra società, che ripeto non va di pari passo con le nostre capacità. Si è passati da un ruolo di dipendenza e sottomissione a quello di comando con tutti i rischi del caso. Quindi credo che la frase latina "In media stat virtus" ci sta tutta». Se dovesse definire il suo romanzo con un aggettivo, quale userebbe? «Avvincente. Attenti però, non lo dico io, ma è l’aggettivo che tutti mi hanno detto dopo aver letto il romanzo». Quali messaggi si propone di trasmettere ai suoi lettori? «Voglio semplicemente arrivare al loro cuore invitandoli a porsi delle domande per darsi delle risposte, perché non è solo una semplice storia d’amore». Come si svolge la sua vita di scrittrice? La condivide con altre attività quotidiane? «Purtroppo non ho molto tempo libero. Ho con me la mia ragazza novantaduenne e lei ha bisogno delle mie attenzioni. Per cui il mio è un mordi e fuggi continuo». Cosa significa per lei scrivere? «Stare con me stessa, isolarmi dal mondo per partorire pensieri, sensazioni e perché no, liberarmi anche dalle negatività della quotidianità. Ecco, forse è un rifugio, il mio rifugio». Ha in programma la pubblicazione di altri libri? «Ho dei racconti brevi, un poema d’amore e altre sillogi poetiche, oltre ad un altro romanzo che è già in cantiere; per la pubblicazione è solo questione di tempo». |
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