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Le interviste di LimpidaMente
Risposta: «Un pomeriggio di dicembre del 2017 presi la penna in mano perché in quel momento era forse l'unica cosa che ero in grado di fare. Ero sopravvissuta miracolosamente a un periodo difficile della mia vita, dove l'unica consolazione e forza mi era stata data solamente dai miei amati libri. Volevo consegnare il mio dolore alle pagine di un libro e, nello stesso tempo, essere d'aiuto a coloro che, leggendo le mie parole, avrebbero percepito una scintilla di Luce e conforto». Perché ha scelto questo titolo? «In realtà questo romanzo era nato con un altro titolo, "Il velo del Tempo", che per motivi di mercato ho dovuto cambiare in "Nella sabbia del Tempo". Ed è proprio con il suo titolo originale che quest'opera si è aggiudicata la prima posizione al prestigioso "Premio letterario Internazionale Giglio Blu di Firenze", quand'era ancora inedito. Ma perché proprio "Velo del Tempo"? Il velo è un qualcosa di sottile, impalpabile, etereo, proprio come ciò che separa il nostro presente dal passato e dal futuro. In realtà noi possediamo solo l'attimo presente, il "Qui e Ora", in quanto il passato non esiste più e il futuro non c'è ancora. Anche il termine "sabbia" ha un suo fascino. Pensiamo, ad esempio, al lento scorrere della sabbia nella clessidra: ogni singolo granellino rappresenta una minuscola porzione di Tempo che se ne va. Oppure mi vengono in mente le orme lasciate sulla spiaggia: presto arriverà l'onda che le cancellerà per sempre. La nostra Realtà è regolata dal Tempo, ma basta dimenticare per un istante il nostro piccolo "io" ed entriamo subito in una dimensione atemporale dove esiste solo il momento presente, che è eterno e immutabile. Questa è la magia che pervade "Nella sabbia del Tempo"». C'è qualcosa di autobiografico in questa sua opera? «Si tratta sicuramente di un romanzo autobiografico: Anaïs, la protagonista… sono proprio io! Ho dato a questo personaggio tutte le mie caratteristiche: l'estrema sensibilità che porta inevitabilmente a un'eccessiva fragilità, l'insofferenza verso una società disumanizzata, l'Amore per il Bello e il Giusto e, naturalmente, la passione per la Filosofia, che è la mia vita. Tutti i personaggi presenti nel libro esistono veramente e, scorrendo le pagine, questi si ritroveranno a ricordare il nostro passato vissuto insieme. Ci sono solo due figure inventate: Noah, il ragazzino coetaneo di Anaïs, genio della matematica, e il grande Ajace, il clochard saggio che diventa il suo Maestro. Noah è l'altra parte di me stessa: solitario, delicato e secchione in matematica. Ajace, invece, è il filosofo che avrei sempre voluto incontrare nella mia vita con il quale intavolare interminabili discorsi sulla mia amata Filosofia, soprattutto orientale». La giovane protagonista del romanzo vive una realtà deludente e racconta spesso i suoi sogni. Cosa ha voluto evidenziare con questa contrapposizione tra sogno e realtà? «Anaïs, nonostante la sua giovane età (ha solamente diciassette anni), rifiuta una società orientata verso falsi ideali: il profitto, il potere e la prevaricazione ingiusta e impunita su ogni forma di Bellezza. In altre parole, non accetta le regole malsane di una società ormai in decadenza e neppure le menzogne che la Chiesa impone da millenni. Odia la scuola che ha scelto e odia sé stessa per questo imperdonabile errore: è una scuola tecnica, arida, insignificante, che mortifica l'Anima. Lei, invece, ama tutto ciò che può rendere libero l'essere umano e cosciente del miracolo della Vita e della bellezza dell'Universo. Quando la sera va a dormire, inizia per lei un'altra vita, anche se all'inizio non se ne rende conto e ha paura di questo mondo per lei nuovo e così diverso dalla Realtà di tutti i giorni. In questa sorta di "limbo" incontra sempre la solita persona che l'accoglie e che cerca in tutti i modi di renderla consapevole del suo destino di vita. Ho inserito in questi dialoghi molti concetti del pensiero orientale riguardanti la "nostra Realtà", così, alla fine, non si capisce più quale dei due mondi, il sogno o la vita di tutti i giorni, sia in effetti quello più vero. E proprio qui sta la particolarità e il mistero di questo libro». Quali sono i principali messaggi che con questa storia desidera trasmettere ai lettori? «Come dicevo prima, la mia passione per la Filosofia mi ha salvato la vita in un momento in cui ho rischiato veramente di non esserci più: solo nei miei amati libri ho trovato la forza e il motivo per ricominciare daccapo, e non finirò mai di ringraziarli per questo! I miei filosofi, attraverso le loro opere, mi hanno aiutato ad affrontare momenti terribili con la loro speciale visione del mondo, ed è per questo che desidero stare accanto, con le mie parole, a coloro che stanno attraversando un periodo difficile della loro vita, sperando di aiutarli a rivedere la loro Luce. Esattamente come è successo a me». Nel romanzo vengono affrontati temi di grande attualità, ad esempio il bullismo… cosa pensa di questo argomento, riferendosi alla società contemporanea? «Il bullismo è uno dei tanti aspetti di una società malata priva dei valori fondamentali, primo fra tutti il Rispetto. Nel momento in cui manca questo, inevitabilmente cadono tutti gli altri come le pedine del "Domino". Senza il Rispetto non si avrà più educazione, sensibilità, giustizia; morirà la cosiddetta "Bellezza del mondo", ossia tutto ciò che ama Anaïs. Tra le mie pagine troverete un riferimento all'opera del famoso sociologo polacco Zygmunt Bauman dal titolo "Vite di scarto", nella quale egli condanna con estrema lucidità la perversione di un mondo come questo, lo stesso che la nostra Anaïs definisce "una bolgia dantesca". In questa società deprimente manca una cultura classica, quella che valorizza il Bello, ma esiste disgraziatamente solo quella del più forte e del più prepotente: non la persona colta e ben educata, ma l'ignoranza patetica del bullo. Le persone speciali si chiedono di conseguenza che senso può avere vivere in un mondo come il nostro dove il prepotente ha sempre la meglio sul buono, sul giusto». Dalla lettura emergono anche tematiche riguardanti la libertà e la democrazia. Cosa ha voluto esprimere, in particolare? «Libertà… Democrazia… Due belle parole che chi sta al potere di un sistema come il nostro ci fa credere che esistano e che siano addirittura i pilastri di questa società. Tutti sappiamo, invece, che siamo solo burattini i cui fili sono manovrati sapientemente proprio da questi pochi individui privi di scrupoli e servi del potere e del dio denaro. Un oltraggio alla dignità umana. Ho voluto far parlare proprio Anaïs perché lei rappresenta il futuro generazionale della società: lei condanna aspramente questo scempio, ma nessuno le dà retta, soprattutto a scuola dove gli insegnanti la considerano una ribelle e la reprimono anziché aiutarla a combattere per un futuro migliore. Anaïs sa che il pianeta è sull'orlo di un collasso a causa di un consumismo sfrenato che sta portando alla distruzione di ogni forma di vita, e critica quindi questa lenta agonia voluta dai potenti, ma viene rimproverata ed emarginata da quella scuola dove studia le materie giuridicoeconomiche che lei odia sopra ogni cosa perché rappresentano per lei ciò che c'è di più marcio in questa società, e ciò che sta distruggendo il "Bello"». I sentimenti hanno un ruolo importante nel suo romanzo. Secondo lei nel mondo attuale esistono ancora dei sentimenti profondi come quelli che legano la giovane protagonista a sua madre e alla memoria di sua nonna ? «La figura più importante per Anaïs è la sua mamma, ossia colei che l'ha cresciuta dandole tutto l'amore del mondo e regalandole un'infanzia magica. Ma anche la nonna, nonostante sia stata presente nella vita della ragazza solo per pochi anni, ha avuto un ruolo fondamentale. Sia la madre che la nonna hanno saputo trasmettere ad Anaïs la cosa più importante: l'Amore incondizionato", il motore dell'Universo, "ciò che fa muovere il sol e le stelle". Esattamente ciò che manca in questa società sempre tesa al profitto, al potere, all'avere sempre di più. "Si potrà acquistare ogni cosa semplicemente premendo un bottone, ma si avrà mancato il bersaglio" - urlerà Anaïs in queste pagine - " Non serve a nulla costruire belle fabbriche se non si faranno belle persone". Io ho avuto la fortuna di avere una mamma che, in termini di affetto, mi ha dato tutto e una nonna che ha fatto altrettanto, anche se purtroppo è morta quando io avevo solo sei anni. Ma il loro amore è sempre stato dentro di me e mi ha protetto sicuramente di più di un bel vestito costoso. Esistono naturalmente al mondo persone che vivono sentimenti così profondi e saranno di certo dei ribelli ai margini della società, bullizzati magari…». A quale pubblico di lettori si rivolge principalmente? «Il piacere della lettura non ha età. Credo però che le persone di età più matura abbiano in comune il loro lungo passato che ciascuno ha vissuto naturalmente a modo suo, e proprio da questo nascono i ricordi e le narrazioni. Questo libro è dedicato a tutti coloro che sono fuori dal coro, che vivono seguendo unicamente la loro Luce. Uomini e donne che stanno aprendo gli occhi su questo gioco perverso che ci stanno mettendo giornalmente sotto gli occhi a cui hanno dato il falso nome di "progresso". Non è così, non lasciatevi ingannare. Non può chiamarsi progresso la continua violenza sui deboli, sugli animali, sull'ambiente. Guardatevi attorno… È questo il mondo che vogliamo? Stanno distruggendo l'ecosistema dell'intero pianeta, ci tengono nascoste scoperte scientifiche che potrebbero guarire milioni di persone, e ci nascondono pure l'esistenza di fonti di energia accessibili a tutti e inesauribili. E per quale motivo? Ve lo siete mai chiesti? Per il potere, per il denaro… Io non accetto più tutto questo». Ha in cantiere altri romanzi? «Ho in mente un nuovo genere di narrazione rispetto a quello che ho trattato finora, un misto tra romanzo, saggistica, fatti storici, mistero… E il suo protagonista è un genio della fisica realmente esistito. Sto raccogliendo materiale ma devo ancora mettere in moto tante idee! Chissà…». |