CULTURE
- Gli articoli di Limpidamente (18 ottobre 2019) RIFLESSIONI DI UNO SCRITTORE EMERGENTE di Matteo Carmignoli Salve, recentemente ho pubblicato due libri di cui in questo contesto non farò neanche i nomi perché non è mio fine pubblicizzarli. Vorrei proporre qui alcune riflessioni riguardanti la scrittura, ma non solo, perché, direi, riguardano l’arte ed ogni forma d’espressione in generale. Come può un giovane scrittore emergente, un signor nessuno, farsi conoscere? Può spedire i propri testi a siti che si occupano di recensioni sperando di ottenere considerazione e pareri positivi o negativi, ma indubbiamente oggettivi, perché i complimenti accrescono solo il nostro Ego, ma le critiche, se costruttive, accrescono la nostra persona! In seguito può farsi pubblicità da solo, magari condividendo tali recensioni e interviste sui social, sperando di incuriosire qualcuno che potrebbe decidere di acquistare il suo libro, non tanto per i soldi, perché ovviamente noi "artisti" emergenti guadagniamo ben poco dai nostri primi lavori, ma per farsi conoscere e, ribadisco, per ottenere pareri oggettivi, positivi o, ben venga, negativi, se educati e costruttivi. Un altro metodo per farsi pubblicità è sicuramente quello di chiedere a conoscenti o sconosciuti che hanno apprezzato il tuo libro di scrivere recensioni positive su vari siti, magari anche appositamente creati per le recensioni, dove chiunque può esprimere la sua opinione. Io, scrittore emergente, senza mezzi né notorietà, vivendo in un paesino relativamente piccolo, per cercare di farmi conoscere ho dovuto adottare tutti e tre i metodi. E mi chiedo: vi è qualcosa di male in questo? È vile cercare in ogni modo di farsi conoscere, chiedendo favori ad amici, conoscenti e apprezzatori? A quanto pare in molti ritengono di sì… Sono stato accusato di essere un "fallito", un "debole", un "imbroglione" perché non sono in grado di ottenere la notorietà semplicemente pubblicando due libri e perché, di conseguenza, ho cercato e sto cercando di autopubblicizzarmi, chiedendo appunto aiuto anche a persone che hanno sinceramente apprezzato i miei libri le quali, più che volentieri, hanno accettato e cercato di farmi conoscere. Sono stato accusato da persone che neanche conoscono me ed i miei libri di essere un "perdente" ed un pessimo scrittore a priori, solo perché ho dovuto utilizzare tali stratagemmi per farmi conoscere. Ho scritto questo testo per spingere chi lo leggerà a riflettere sulle mie parole. Come può un giovane scrittore farsi conoscere se non con questi mezzi in cui non vedo niente di scorretto? E concludo parlando delle critiche che mi sono state rivolte. Come un complimento ha senso quando è sincero e sostenuto da basi concrete, ed in caso contrario è solo adulazione, possiamo parlare di critiche solo quando queste sono oggettive ed educate, quindi argomentate con rispetto sulla base di prove reali, in modo da permettere a questo autore alle prime armi di migliorarsi. Le critiche, a mio giudizio, se non rispettano questi presupposti, sono semplici e vili attacchi verso un’opera e la persona che ha dedicato tempo ed energia nel comporla. Chiudo con questa affermazione: i miei libri sono i miei figli, e farò tutto ciò che posso per difenderli quando attaccati, e li correggerò quando civilmente criticati. Ma combatterò fino alla fine per loro. Colgo l'occasione per ringraziare Francesca R. che, al contrario delle persone sopra citate, mi ha subito apprezzato come autore ed è stata la mia prima Fan. Per lei ho scritto questa dedica: «A te che mi hai trovato fra le pagine di una folla di motti, grida e volti. Hai raccolto la speranza che mi ero lasciato cadere alla spalle e me l’hai restituita sotto forma di un rubino. Il mio nome che stava svanendo! Che io stesso mi apprestavo a cancellare… Tu lo hai riscritto in me a fieri caratteri. Ora quel nome ringhia come un cane affamato, non di carne, ma di vita. Quel cane bagnato, sporco e maleodorante vagando ebbro si è lasciato alle spalle peluria e storie. Tu le hai raccolte e messe insieme come tasselli di un puzzle, o un bel mazzo di fiori, impossessata da un istinto non tuo. Hai dato loro una forma che non comprendi. Hai trovato quel vagabondo immerso fino ad annegare nella folla dai mille volti. Lo hai riconosciuto perché lui non ne aveva più uno e si sforzava invano di piangere per questo. Gli hai restituito tutto ciò che aveva perso. Neanche lui ancora comprende quella forma contorta come una nidiata di serpenti che tenevi fra le mani. Ancora la scruta e fatica a comprendere… Ma, vistovi speranza sotto forma di un rubino, la raccolse e si chinò ai tuoi piedi per dirti grazie.» Il commento di LimpidaMente Premesso che abbiamo letto con attenzione i due libri di Matteo Carmignoli e li abbiamo brevemente recensiti su questo sito giudicandoli validi e interessanti, basandoci sull'analisi dei contenuti, della correttezza grammaticale e formale dei testi e dello stile letterario, interveniamo sulle problematiche espresse dall'autore. L'approccio di uno scrittore esordiente con il mondo editoriale non è semplice, e ciò è comprensibile, considerando il grandissimo numero di autori che si rivolgono alle case editrici. Ricordiamo che queste ultime sono delle aziende e come tali devono trarre profitto dalla loro attività, per cui si trovano spesso nella necessità di dover prestare maggiore attenzione ai nomi di scrittori già noti e affermati. Quando un autore esordiente riesce a pubblicare il suo primo libro e poi, magari, altri successivi, è logico che si senta incoraggiato a proseguire nel coltivare la sua passione per la scrittura. Quando poi riceve da persone qualificate degli apprezzamenti per i propri testi, è naturale e legittimo che desideri pubblicizzarli. In tutto questo non c'è niente di strano né di scorretto. Siti Internet e giornali sono i mezzi più "immediati" per tentare di farsi conoscere e non si comprende come qualcuno possa disprezzare e insultare un giovane scrittore in cerca di notorietà, soprattutto quando questi agisca con modestia e consapevolezza come nel caso di Carmignoli. Epiteti come "fallito", "imbroglione", "debole", "perdente" sono sicuramente inappropriati quando vengono usati nei confronti di una persona che sta coltivando una sua passione cercando semplicemente di far conoscere i frutti del proprio lavoro intellettuale. Si suppone che quel genere di giudizi offensivi e immotivati provengano da individui frustrati, invidiosi, ignoranti o semplicemente dominati da un senso di malvagità che induce ad attaccare chi ha interessi diversi dai loro. Agli autori che sono all'inizio del loro percorso letterario consigliamo di non dare importanza ai giudizi distruttivi e di ignorare le adulazioni, tenendo invece in gran conto i consigli di persone competenti nel campo letterario ed editoriale, specialmente quando vengono dati utili suggerimenti sotto forma di critiche costruttive. Queste cose Matteo Carmignoli già le sa, deve solo cercare di non restarci male e tirare dritto nei suoi progetti: siamo sicuri che potrà avere delle grandi soddisfazioni. |
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